Il primo baule
(riempito a fine 1999.. poi dobbiamo prenderne un altro)
Intendiamoci. Se dovessi elencare i libri che amo leggere e rileggere, a cui ripenso e che mi fanno compagnia... beh, non ci riuscirei: sono troppi.
Allora ho pensato ad un piccolo baule, o ad un grosso zaino, e dentro ho messo alcuni libri ed i loro autori, come se dovessi fare un viaggio e volessi qualche vecchio e conosciuto amico con me.
Il risultato è una scelta, arbitraria e personale, basata sulle sensazioni di un momento, che potra’ variare in uno dei futuri presenti.
Jorge Luis Borges. Non sono capace di iniziare senza di lui e le sue “Finzioni”.
Forse ci sono racconti “difficili” o pesanti, ma quando arrivano la “Biblioteca di Babele”, “La lotteria a Babilonia”, “Funes o della memoria”, “Tre versioni di Giuda” .. ci si inchina di fronte al maestro.
Poi nella sacca mettiamo anche ”l'Aleph” e “Il manoscritto di Brodie”.
“La Gloria” di Giuseppe Berto: una storia di Giuda con le ultime pagine che sono tra le piu’ belle che abbia mai letto.
E parlando di ultime pagine non posso dimenticare quelle in cui Aureliano Buendia vede se stesso nell’atto di leggere la profezia che porrà fine a Macondo... Pertanto benvenuto a Gabriel Garcia Marquez e ai suoi “Cent’anni di solitudine”.
Ma aggiungiamo anche “Cronaca di una morte annunciata”, “L’amore ai tempi del colera” e “L’autunno del patriarca”. Difficile stilare una classifica tra loro, ma, forse, il Patriarca coi suoi sei capitoli privi di punti, come un unica corsa tra i tempi e le parole, vince.
Gli ultimi libri di Richard Bach mi hanno un po’ (molto) deluso, ma non posso rinunciare al suo “Gabbiano Jonathan Livingston”, a “Niente per caso” e, sopratto, ad “Illusioni”: in certi momenti credo che l’aviatore e messia Donald Shimoda abbia davvero la ricetta per vivere felici.
Non voglio privarci delle risate di “Scambi” e del “Professore va al congresso” di David Lodge, stavo per aggiungere anche “Ottimo lavoro professore”, ma risparmiamo un po’ di spazio e quest’ ultimo (come i suoi altri) non vale come i primi citati.
Daniel Pennac ci porta “Il paese degli orchi”, “La fata carabina”, “La prosivendola”, “Il signor Malussene” (mi raccomando da leggere in quest’ordine).
Aggiungo anche “Come un romanzo” : è un saggio, a volte un po’ noioso, ma merita per la splendida lezione con cui un professore di scuola fa amare i libri e apprezzare la lettura ai suoi ragazzi.
"Il profumo" di Patrick Suskind. Se dovessi stilare una graduatoria dei mei libri lui sarebbe in alto, molto in alto. Leggetelo e gustat elo fino in fondo.
Daniel Picouly ci porta con "Il campo di nessuno" una giornata vista con gli occhi di un bambino ... Assolutamente da non sottovalutare.
Lo so che a molti risulta antipatico e saccente, ma, per dio, scrive proprio bene. Quindi di Alessandro Baricco aggiungo “Castelli di rabbia”, “Seta” e “Novecento” (una delle cose piu’ belle che abbia mai letto).
(Ci sarebbe anche “Oceano mare” ... Ma mi ha convinto meno degli altri o forse non l’ho capito).
Anche se viene da diffidare degli improvvisi boom del mercato... Alcuni libri di Andrea Camilleri mi piacciono proprio. Io metto nella sacca “La concessione del telefono”, “Il corso delle cose” ed “Il birraio di Preston” (imperdibile!).
Di Stefano Benni prendo “Comici spaventati guerrieri” e “La compagnia dei celestini” (grandiosa la partita di palla strada).
Uilizza un viaggio in moto come metafora della la ricerca della Qualità: “Lo Zen e l’arte della matutenzione della motocicletta” di Robert Pirsig mi piace e lo aggiungo.
Primo Levi ha scritto “Il sistema periodico”, una raccolta di racconti sugli elementi chimici. Per quello dedicato al carbonio amo avere questo libro nella sacca.
Del grande Moliere prendo il “Don Giovanni” (che a differenza di quello di altri autori non si pente...), lì dentro ci trovate una piccola chicca: il dialogo, infarcito di proverbi, in cui Sganarello tenta di convincere, senza il risultato, il padrone a rin unciare ai suoi vizi.
La raccolta “Musica per organi caldi” di quel vecchio ubriacone di Charles Bukowsky contiene il racconto “una giornata lavorativa” in cui spesso mi ritrovo.
Credo che “L’abicì della guerra” di Bertolt Brech sia uno dei più belli libri di poesie sulla guerra (la mia preferita è la 44).
Aggiungiamo ... “La peste” di Albert Camus, con i dialoghi tra il medico ed il prete nella città assediata, “Il diavolo in bottiglia” di Robert L. Stevenson, un bellissimo racconto che faccio fatica a non raccontarvi e “Il nome della rosa” di Umberto Eco (ma a me è piaciuto anche “Il pendolo di Focault”).
Prima di chiudere la sacca ci mettiamo “Due di Due” di Andrea De Carlo: leggendolo risveglio certi mie passioni anarchiche e “Ciop”, di Giorgio Comaschi. che racconta della vita e dei sentimenti delle persone che “stanno” dentro le maschere dei pupazzi di Disneyland... Ma forse quello è solo un pretesto.
E poi...... “I promessi sposi” ..... lo so, la scuola rovina la voglia di leggere e Alessandro Manzoni è veramente palloso, ma questo romanzo fa eccezione (almeno fino alla conversione dell'Innominato...)